Il luogo dove ci troviamo oggi è Villa Varramista, una splendida tenuta in Toscana che come dimora ospitò le famiglie Piaggio, Agnelli e Visconti di Modrone. La Villa fu progettata da Bartolomeo Ammannati e completata nel 1589. Lo stile è tardo rinascimentale, un bellissimo viale di querce circondato da ampi giardini conduce fino all’ingresso.
Oggi è un luogo di villeggiatura ed enoturismo ed è solita accogliere eventi come quello che siamo andati a scoprire, dove a fare da protagonista è il Registro Italiano Porsche 356 che ha scelto questa location come tappa per un raduno della splendida auto che vi racconteremo. Lo scopo di questa manifestazione è quello di esaltare il piacere per la guida.
Il percorso è accuratamente scelto per far guidare i partecipanti su strade belle e capaci di enfatizzare le caratteristiche delle 356. Altro aspetto altrettanto importante è la cultura. Durante questo giro a bordo di vetture storiche non sono stati affatto trascurati luoghi di interesse come il museo Piaggio e la stessa villa Varramista.
E’ quindi così, tra il piacere per la guida e la cultura, che i membri del Registro Italiano Porsche 356 si incontrano per condividere la stessa grande passione per questa automobile. E’ la prima volta che vi proponiamo una Porsche e siamo felici di poter partire dalla prima creazione di questo famoso marchio tedesco.
Tutto ebbe inizio dal genio di Ferdinand Porsche, nato nel 1875 e fondatore nel 1931 dello studio di progettazione ed ingegneria Dr. Ing. h.c. F. Porsche GmbH a Stoccarda. Con il suo studio lavora ad importanti progetti automobilistici come le Auto Union P-Wagen, delle monoposto con motore 16 cilindri che, grazie alla grande potenza e innovazione (raggiungevano una velocità di oltre 400 km/h), vinsero competizioni di fama mondiale.
Da lì in poi, molti furono i successi di Ferdinand, che lavorò, anche sotto commissione dello stesso Adolf Hitler, a diversi progetti tra cui il Maggiolino Volkswagen. La fine della guerra portò a diversi stravolgimenti nella famiglia Porsche. Ferdinand venne catturato ed imprigionato dai francesi con l’accusa di collaborazionismo, scontò circa venti mesi di carcere, il cui fine probabilmente era l’estorsione di qualche progetto da utilizzare nell’industria automobilistica.
Intanto il figlio Ferry, il quale aveva aperto un’officina a Gmund, aveva nella testa una vettura sportiva sulla base del Maggiolino e il capo progettista Karl Rabe aveva iniziato a lavorare dal 1946 a questo progetto. Fu così che l’ 8 giugno 1948, con la collaborazione dei migliori progettisti dello studio Porsche, iniziò la costruzione del primo modello del progetto 356, la prima vettura a portare il marchio Porsche.
Il risultato del lavoro fu una automobile a due posti estremamente leggera che utilizzava componentistica Volkswagen. Il debutto al pubblico avvenne al salone di Ginevra del 1949. La linea della carrozzeria, disegnata da Erwin Komenda, era molto avvenieristica per l’epoca, poteva vantare un’aerodinamica di tutto rispetto, tant’è che con soli 40CV della prima versione era in grado di raggiungere i 140 km/h.
Il cofano anteriore, grazie all’alloggiamento posteriore del motore, è abbassato sia per ragioni aerodinamiche, sia per enfatizzare il contatto del guidatore con la strada. Il criterio della 356, come del resto lo sarà per tutte le vetture a marchio Porsche, è quello di regalare il massimo piacere nella guida. La prima motorizzazione era in gran parte derivata dalla Volskwagen, la prima con motore 1.1 litri è detta “superleggera” per via della carrozzeria completamente forgiata a mano in alluminio, il suo peso infatti era addirittura sotto i 600kg.
Nel 1952 la cilindrata salì a 1500cc e cessò ogni parentela con il Maggiolino. La 356 stava diventando sempre più una vettura prestazionale. Apprezzata anche oltreoceano, dove vennero importati 12 esemplari della rarissima America Roadster, versione più leggera destinata alla clientela sportiva, che introdusse la bellissima Speedster del 1954 basata sulla versione 1500.
Tra le nostre foto della giornata si può notare una Speedster con una particolarità unica, la targa “PT 356356”. Nel 1955 la 356 subì una prima evoluzione, siglata con la lettera A. La 356A aumentò la cilindrata da 1500 a 1600 e fu oggetto di diversi ritocchi che conferirono alla vettura una qualità superiore. Tra questi vi fu l’eliminazione dell’angolo centrale del parabrezza.
La potenza massima era adesso di 75cv nella versione super. Al top di gamma vi era la versione “Carrera”, con un motore con doppio albero a camme in testa che poteva erogare 100cv. Nel 1959 importanti modifiche portarono alla 356B. La carrozzeria venne rivista, soprattutto fu irrobustita nelle parti di estremità per renderla pratica nell’uso quotidiano.
Le versioni erano coupè, cabrio e roadster. Fu in questi anni che, visto l’appesantimento generale della vettura, la Porsche si rivolse all’italiano Carlo Abarth per realizzare una versione della 356 che fosse competitiva nelle corse. Nacque così la 356B 1600 GTL Carrera-Abarth. La versione stradale di punta era adesso la Carrera 2000 GS, con 130 CV e i freni a disco.
Con la 356C del 1963 si chiude l’epoca di questo modello. La differenza più rilevante fu l’adozione dei freni a disco su tutte le versioni, mancanza che era sottolineata sulle altre 356. La sua carriera durò dal 1948 al 1965 e furono prodotte in totale oltre 79000 unità. Ad oggi le 356 sono oggetto di culto per molti collezionisti e le quotazioni sono molto variabili in funzione del modello e dell’anno di produzione, sicuramente è difficile poter acquistare un esemplare sotto i 40000 euro ed alcune versioni più ricercate possono arrivare a quotazioni di oltre 400000 euro.
Possedere una 356 oggi, come ci raccontano i partecipanti, significa amare le cose belle. Il che vuol dire avere estrema cura per i particolari ed estrema attenzione all’originalità. Le auto presenti sono conservate perfettamente o restaurate.
Per quanto riguarda quelle restaurate, l’attenzione a mantenere intatta l’autenticità, anche nei minimi particolari, è il centro del lavoro. Oggetto di incontri come quello di oggi è anche lo scambio di pareri, consigli ed esperienze su come mantenere al meglio il proprio pezzo di storia dell’auto ed anche, ovviamente, raccontarsi aneddoti, storie e particolarità che si porta dietro la Porsche 356. È stato un vero piacere partecipare a questo incontro molto speciale.
Testo: Leonardo Stefani
Foto: Edoardo Mascalchi, Marco Dellisanti