Iniziamo con questo servizio su Car-Shooters la scoperta di alcuni luoghi, più o meno conosciuti ma sacri per chi è appassionato di motori. Come sanno bene quelli che ormai ci leggono abitualmente non trattiamo solo auto o fotografie, vi raccontiamo anche di itinerari, luoghi e persone. Bene, se vi trovate a Bologna o nei suoi paraggi un salto al Museo Lamborghini è d’obbligo.
L’estate sembra battere gli ultimi colpi di coda e nella Pianura Padana il caldo sembra non aver ancora dato tregua in questa giornata settembrina. Stiamo percorrendo via Modena, una lunga e dritta strada pianeggiante, a farci capire che siamo quasi arrivati non è un cartello ma una Huracán che schizza via urlando sull’altra corsia.
Facendo ormai gli ultimi chilometri notiamo alcuni bar con scritto “Supercar here” e alcune vetture sportive prodotte nella zona sono pronte nel parcheggio per far divertire qualche turista in un breve e costoso test drive. Siamo definitivamente arrivati, tra capannoni di produzioni industriali di vario genere, spicca a bordo strada la gigante scritta in corsivo “Lamborghini”.
Edoardo e Marco si apprestano a scegliere gli obiettivi più adatti per l’occasione e ci accingiamo ad entrare nel Museo Lamborghini che dal 2001 ripercorre la tappe del marchio, attraverso l’esposizione dalle creature di Ferruccio. La storia di questo geniale personaggio rappresenta bene lo spirito ribelle e tosto degli emiliani.
Lamborghini era un noto imprenditore della zona, produceva trattori agricoli ed aveva messo su un’azienda florida nei pressi di Ferrara, al punto da potersi permettere le blasonate vetture del cavallino prodotte da Enzo Ferrari. Da appassionato di meccanica qual era, rimase molto seccato dal mal funzionamento della frizione della sua Ferrari 250GT e ancor più dal comportamento di Enzo Ferrari, il quale, testa calda come lui, ricevute le lamentele, gli rispose di pensare ai trattori e non al mondo delle automobili.
Ferruccio, senza pensarci troppo, gli rispose che avrebbe iniziato a occuparsi anche lui delle automobili e nel 1963, insieme a tecnici esperti come Giotto Bizzarrini (ex Ferrari) creò la prima Lamborghini, la 350GT. Purtroppo non è possibile ammirare questa vettura all’interno del museo, in quanto al momento si trova in Cina. Il Museo Lamborghini si sviluppa su due piani e al piano inferiore, appena entrati, non è possibile non rimanere affascinati dalle due Miura presenti, una S color oro e una SV gialla.
E’ proprio quest’opera d’arte, una delle automobili più desiderate al mondo, che ha lanciato il marchio Lamborghini facendolo diventare ciò che è adesso. Apparsa nel 1966 porta con sé soluzioni tecnologiche all’avanguardia. Il telaio progettato dalla Dallara ospita, per la prima volta su una vettura stradale, un motore centrale trasversale.
L’avveniristico telaio è vestito dalla splendida carrozzeria disegnata da Marcello Gandini vera icona di design della fine degli anni 60, inizio anni ‘70. E’anche con lei che la Lamborghini dà il via alla sua tipica nomenclatura che richiama nomi di tori spagnoli da combattimento. La Miura sarà prodotta fino al 1973 con l’ultima versione SV, dotata di ben 385 cavalli, in grado di spingere questa vettura stradale oltre i 290 chilometri orari. Mediamente le Lamborghini hanno avuto tutte un ciclo di vita in produzione di dieci anni, fa eccezione la Countach, rimasta in produzione per 25 anni.
Nel Museo Lamborghini abbiamo la fortuna di poter ammirare l’esemplare numero uno della produzione, un reperto di estremo valore. Questo esemplare si porta dietro inoltre un’altra particolarità: presentato al salone di Ginevra nel 1971 di colore rosso, nell’occasione del salone di Francoforte non era ancora stato costruito un secondo modello di Countach, quindi Ferruccio fece riverniciare completamente l’esemplare numero uno di colore verde, in modo che sembrasse un secondo esemplare prodotto.
Con la Countach si inaugura lo stile Lamborghini, presente su tutti i modelli a motore centrale prodotti: Diablo, Murcelago, Gallardo, Huracán ecc. Abitacolo in posizione avanzata, quasi sulle ruote anteriori e ampio spazio per i possenti motori centrali sulla rimanente zona posteriore che tende ad allargarsi.
Tutto il piano terra del Museo Lamborghini è dominato dalle icone storiche prodotte dal marchio, proseguendo invece troviamo esposta la Espada, la prima quattro posti della casa, dal design estremamente moderno per l’epoca, forse rimasta nell’ombra di modelli più noti ma secondo me di grande bellezza. Molti rimarrano sicuramente incuriositi dallo strano veicolo che pare un blindato in mezzo a tutte queste supercar affusolate, ebbene si tratta della Lamborghini LM002, auto che ispirò gli americani della Chrysler per il progetto della nota Hummer.
Costruita prevalentemente per il mercato arabo e per le forze armate era per l’epoca un veicolo incredibile, equipaggiata con il motore della Countach riusciva a raggiungere i 200 chilometri orari sulla sabbia; nemmeno a dirlo che fosse nel garage di quasi tutti gli sceicchi. Con una Diablo sulla fine del primo piano inizia l’epoca Volkswagen.
Ormai da 15 anni l’azienda è proprietà del marchio tedesco, il quale ha introdotto diverse migliorie nei modelli al tempo presenti nella gamma, prevalentemente sulla Diablo che venne alleggerita con l’utilizzo di materiali in carbonio. Salendo al piano di sopra si rimane incantati da diverse opere d’arte, soprattutto prototipi.
Al momento a dominare la scena c’è quella che sarà, ormai praticamente con certezza, la prossima nata della casa, cioè la Urus, attesa sul mercato nel 2018. Si tratta di un suv di grosse dimensioni ma dalla linea estremamente sportiva e cuneiforme che dovrebbe andare a competere nell’agguerrito mercato dei suv premium, a fianco di Bentley, Porsche, Jaguar, BMW e Mercedes.
Tutto intorno, circondati da luminose vetrate sono esposti vari prototipi moderni, tra i quali la nuovissima LPI 910-4 Asterion, dove come in tutte le Lamborghini , LP significa motore longitudinale posteriore, la I sta per ibrido, 910 è l’impressionante numero di cavalli che eroga il motore e 4 sta per le ruote motrici. Di notevole impatto nel Museo Lamborghini è anche la Egoista, una concept donata da Walter De Silva, una monoposto che ricorda un jet da combattimento, piena di linee spigolose ed aggressive, con tanto di vetri arancioni che si aprono come sugli aereoplani per accedere all’abitacolo di fronte ai quali vengono proiettate le informazioni principali su degli head up display che fuoriescono dalla plancia. Monta il motore della Gallardo ed è perfettamente funzionante.
Tra i prototipi, è interessante scoprire una concept della Gallardo con abitacolo a due posti separati in stile offshore. Inizialmente è stata prodotta in un unico esemplare, ma in seguito, su richiesta di uno sceicco arabo ne venne realizzato un secondo per lui, che sborsò una cifra esorbitante per averne una.
Il motivo di tale spesa folle? Disse che era la sua macchina ideale perché non sentiva la moglie accanto! Nel museo è possibile anche ammirare le soluzioni tecniche presenti sulle Lamborghini attuali, come parti in carbonio, sospensioni push rod e le ruote di dimensioni impressionanti messe allo scoperto.
Proprio su di esse è possibile scorgere un interessante dettaglio. Tutte le Lamborghini sono equipaggiate con gomme Pirelli, è stata infatti stretta una convenzione con la nota casa costruttrice che, oltre ad equipaggiare tutte le vetture, dedica una produzione di pneumatici ad hoc per Lamborghini, riconoscibili dalla lettera L impressa sul fianco del battistrada. E’presente anche un prototipo che voleva essere la riedizione della Miura.
Bellissimo, nei diversi saloni in cui è stato presentato ha fatto impazzire il pubblico che quasi supplicava la messa in produzione. Alla Lamborghini non lo hanno fatto. Un marchio così non si guarda mai indietro, nuovi nomi e costante innovazione sono la filosofia aziendale, l’effetto “remake” stile Fiat 500 non si addice a chi fa della ricerca e dell’innovazione ai massimi livelli la propria bandiera.
Personalmente sono contento di vederla in chiave moderna ma è giusto che non sia stata mai realizzata. Di Regina ce n’è una sola e sta al piano di sotto; ripeterla è impossibile. Termina qui la nostra visita a questo interessantissimo contenitore di storia e innovazione automobilistica.
Immergersi nel Museo Lamborghini è sicuramente un’esperienza da vivere, dove non solo la vista è coinvolta ma anche l’udito grazie all’urlo dei dieci e dodici cilindri in prova nelle strade vicine mentre si ammirano le creature del Toro.
Testo: Leonardo Stefani
Foto: Edoardo Mascalchi, Marco Dellisanti