Oggi siamo in compagnia di Paolo e di una vera storica da rally. La mitica Citroen Visa Chrono. Il nostro viaggio comincia a Fonterutoli, piccolo borgo sulle colline fiorentine, famoso per il fantastico vino. Il progetto della Visa 650 bicilindrica con 5 porte fu presentato per la prima volta a Parigi nel 1978, seguiranno nell’immediato altre 2 motorizzazioni 1.1 e 1.2.
Era pensata per dare ai consumatori una vettura giovane, simpatica, duttile ed era equipaggiata con pianale, sospensioni e freni della Peugeot 104. Nel 1982 viene sviluppato il progetto “Throphèe” e due mesi dopo, precisamente il 24 marzo 1982, vide la luce la Citroen Visa Chrono, una serie speciale di 1000 esemplari (esauriti nei primi 3 mesi), limitata al solo mercato francese e caratterizzata dalla livrea sportiva bianca con decals longitudinali rosse e blu, e cerchi verniciati in bianco, secondo i colori nazionali.
La Citroen Visa Chrono venne anche commercializzata in Austria, Germania, Olanda, Belgio, Italia e Svizzera, con 400 esemplari per paese. Una cosa particolare è che il motore 1360, aveva 93CV nella versione rilasciata sul mercato francese mentre sugli altri fu rilasciata una versione depotenziata con 80 CV (in Svizzera addirittura ridotto a 72 CV per le leggi sull’inquinamento). La Citroen Visa Chrono di Paolo ha una storia molto affascinante. Innamoratosi del modello fin dalla sua presentazione in Italia nella primavera del 1983, rimase allora purtroppo un sogno nel cassetto, visto il costo notevole di 10.500.000 lire.
Ma il destino trova sempre il modo di compiersi. Questa Citroen Visa Chrono fu una delle prime vetture vendute in Italia (è la numero 014), immatricolata nel giugno del 1983 e probabilmente usata come “muletto” nei rally. Paolo ci racconta che per molti anni rimase abbandonata coperta sotto un albero e riapparse a Varese nel 2000 da un commerciante di auto, che dopo qualche anno la vendette a un noto collezionista ligure che poi l’ha venduta al nostro Paolo che ne è un felice ed orgoglioso proprietario dal 2011.
È proprio nel 2011 che comincia il suo lungo restauro “conservativo”, per riportare quel pezzo di ferraglia alla bellezza originaria, togliendo tutti i pezzi modificati e non originali. Il restauro, ci racconta, è praticamente durato fino ad oggi a causa della difficilissima reperibilità dei ricambi, se si pensa che, secondo un recente censimento, ne esistono solo 35 esemplari, di cui 15 in condizioni perfette come quella di Paolo, per arrivare a un massimo di 40-50 esemplari contando quelle per ricambi personali.
Questo modello è l’unico in Italia ad essere autorizzato a portare i pneumatici di una misura più grossa (come nella versione originale francese) con scarico sportivo in acciaio (ne era già dotata ma era in pessime condizioni) e cruscotto dotato del termometro dell’acqua al posto dell’accendisigari (assai importante perché è un motore che scalda molto). I particolari sono proprio quelli che fanno la differenza: il cruscotto da corsa con tutti gli strumenti Jaeger, i cerchi in lega, i sedili anatomici sportivi color blu acceso, in contrasto con le tipiche strisce della bandiera italiana dell’esterno.
Che emozioni d’altri tempi! E forse è anche l’atmosfera dalla quale siamo circondati ad ispirarci. Una atmosfera antica anche questa. Fonteruotoli infatti, situato a 5 km a sud di Castellina in Chianti (Siena), sulle colline che si affacciano sulla Val d’Elsa, nel cuore del Chianti Classico, è proprietà della famiglia Mazzei fin dal 1435 e conserva ancora oggi il suo aspetto originario di tranquillo borgo di campagna: poche case, la chiesa di San Miniato e la villa, costruita alla fine del 1500 al posto del castello fortificato. Il nostro viaggio è partito dalla sua famosa cantina, in funzione dal 2006, già stata definita come “la più impressionante di tutto il Chianti” (Steven Spurrier “Decanter”).
L’opera su tre piani per buona parte interrati, è stata realizzata “in famiglia” dall’architetto Agnese Mazzei. Non potevamo non sfruttare queste fantastiche prospettive geometriche per esaltare i colori e la struttura della nostra Citroen Visa Chrono! Il progetto, ci racconta Paolo, sfrutta la forza di gravità con ricevimento delle uve sul piano alto, utilizza le falde di acqua che sgorga naturalmente da una parete, per il controllo della temperatura e dell’umidità della barriccaia, e autoproduce energia pulita utilizzando materiali di scarto dell’attività agricola. Un vero esempio di bellezza ed efficienza ambientale. Di particolare impatto visivo la barriccaia, con pareti di roccia a vista, contiene 3500 barrique, oltre a quelle contenute nelle antiche Cantine del borgo.
Ci spostiamo poi alla splendida Villa per qualche scatto ma soprattutto attraversiamo le splendide vigne dei dintorni, che ci fanno da perfetto sfondo. Qui in particolare, ci dicono, il Sangiovese, trova l’ambiente ideale per la sua produzione, per esprimere il suo potenziale qualitativo. La Citroen Visa Chrono è molto divertente da guidare, scattante, sale molto bene di giri e non importa tirarla oltre i 6000 giri perché già sui 5000 ha tutto quello che serve.
La tenuta di strada è ottima grazie alle due barre antirollio, lo sterzo è un po’ duro, non essendo sovrassistito, ma ci si fa presto l’abitudine. I freni sono piuttosto rapidi, ma attenzione in discesa a fare frenate importanti, perché l’anteriore monta dei piccoli dischi non ventilati che si riscaldano velocemente. La leva del cambio è molto lunga rispetto alle auto odierne ma abbastanza precisa nell’inserimento.
Una macchina così ben conservata, non può che essere un vanto per il nostro Paolo, che ne approfitta per le sue gite domenicali e per portarla ai raduni dove, per chi se la ricorda, resta un vero mito delle corse. Fu una cometa, una macchina che arrivò e sparì velocemente, ma che brilla indelebile nei cuori di chi l’ha incontrata, come quello del nostro Paolo. Ci salutiamo al tramonto sulla via del ritorno.
Testo: Edoardo Mascalchi
Foto: Edoardo Mascalchi, Stefano Ballini
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